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    Alessandro Bulgini Opera Viva formulario

    € 38,00Prezzo
    IVA inclusa

      "Questa è la storia di una progressiva fuoriuscita"

      Christian Caliandro

      Testi di
      Christian Caliandro
      Lorena Tadorni
      Ginevra Pucci
      Fabrizio Bellomo

      Hardcover, 27cm x 17cm x 2cm, 1kg, pages 312

      Raccolta di formule relative a una indeterminata disciplina svolta per questioni di interesse periferico

      Fin dagli esordi, Bulgini, concentra la propria ricerca sul tema dell’invisibile e del sommerso.
      Le prime manifestazioni di questo significato sono ancora collegate alla pittura: Le dejeuner sur l’herbe (1993 2000) e la successiva serie Hairetikos.
      Nel 2008, anno anche del trasferimento dell’artista al quartiere torinese di Barriera di Milano, compare il lemma Opera Viva per definire una serie di dittici con una parte nera dipinta (figurativa ma apparentemente monocroma) e l’altra in formica, che simula la paratia di una nave.
      Figlio di un velista ufficiale di Marina, Bulgini cresce legato in maniera indissolubile al mare. L’ "opera viva", nel gergo nautico, è la parte sommersa dello scafo dunque rappresenta il sommerso, tutto ciò che è invisibile, tutte le periferie, mentali fisiche. È così che Bulgini trasla il termine  nell’arte per indicare, da quel momento in poi, tutto il proprio lavoro, per descrivere una poetica e un’indagine dedicata all’altro e all’altrove.

      Luce e buio, visibile e invisibile, emerso e sommerso, centro e periferia.

      Dalle due alle tre dimensioni dal quadro alla strada, il passo è breve e viene veicolato inizialmente proprio dalla rete e dai social network, che cominciano a diventare il luogo in cui il lavoro si esprime e si svolge, non solo quello che viene presentato. Facebook diviene cioè la finestra fondamentale, in cui processo si mostra nel momento stesso in cui si compie.

      Nel 2012, il 23 aprile, Bulgini aggiunge un nuovo tassello al proprio lavoro dedicato alla lateralità e alla periferia: il progetto-chiave Opera Viva B.A.R.L.U.I.G.I., progetto con il quale l’artista abbandona allo studio per inoltrarsi nella quotidianità della vita.
      Nasce così la figura del District Artist, l’Artista di Quartiere, l’artista che opera nel proprio quartiere attraverso l’arte visiva.
      Il concetto di “responsabilità” viene declinato con nuove modalità e approcci, è così che nasce nel 2014 l’idea di Decoro Urbano, disegni realizzati con i gessetti che ornano le strade di Barriera di Milano, storico quartiere torinese o le performance itineranti Luci d’Artista, un modo intelligente di richiamare l’attenzione sui luoghi dimenticati con il quale l’artista si trasforma in luce reggendo due lampade portatili che illuminano Torino, Livorno, Porto San Giorgio, Taranto e poi ancora altri territori come la Jungle dei migranti di Calais, le montagne di Imlil in Marocco, le periferie di Peekskill negli Stati Uniti.
      Cura del luogo ma anche cura della comunità che lo abita, cura di interi quartieri come Taranto Vecchia o il centro storico di Cosenza, come Barriera di Milano a Torino, dove le attività si moltiplicano includendo interventi urbani e performance, immagini destinate a disperdersi e scomparire che proprio in questa natura effimera trovano il loro senso profondo.
      E ancora Il primo e il secondo Tentativo di spostare l’Isola di Taranto Vecchia (2015 e 2017) per allontanarla dall’ILVA, il primo Tentativo di accorciare la Manica con degli Aquiloni (Jungle Calais, 2016) per avvicinare i migranti all’Inghilterra, tutti interventi che ruotano attorno a una precisa idea di relazione tra arte e spazio pubblico, interpretato a sua volta come tessuto umano ancora prima che come struttura materiale.

      L’opera esce dunque dagli spazi artistici istituzionali, ufficiali e si inoltra nella realtà, fondendosi e integrandosi pienamente nell’esistenza quotidiana. Quest’opera, evidentemente, nasce e cresce attraverso la partecipazione, il coinvolgimento, l’inclusione della comunità a cui si riferisce.
      Bulgini opera, dunque, in maniera variegata per tutto ciò che è invisibile, per tutte le periferie del mondo nella convinzione che l’arte debba essere uno strumento vivo e che debba attivarsi per portare attenzione la dove è faticoso guardare, un’arte al servizio dell’altro e dell’altrove, un’arte immersa nella quotidianità.

      Alessandro Bulgini (Taranto, 1962) è un artista eclettico dotato di un’energia dirompente e di una grande empatia.
Queste sue caratteristiche sono state fondamentali per la realizzazione di un instancabile lavoro di ricerca, un lavoro libero dai pregiudizi e dalle corte catene del mercato dell’arte che spesso hanno ingabbiato, nella sterile ripetizione, tantissimi artisti. Fin dagli esordi Bulgini concentra la propria ricerca sul tema dell’invisibile e del sommerso, dal 1990 al 2000 con il ciclo di opere “Le déjeuner sur l’herbe” e dal 2001 ad oggi con i cicli “Hairetikos” e “Opera Viva”. Performances, quadri, fotografie, installazioni, interventi urbani, sono tutti strumenti che l’artista ha utilizzato nel tempo come atti di opposizione a una verità ritenuta assoluta, tentativi di indicare qualcosa al di là del visibile.

      Christian Caliandro (1979) è storico, critico d’arte contemporanea e curatore. Insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia. Tra i suoi libri: La trasformazione delle immagini. L’inizio del postmoderno tra arte, cinema e teoria, 1977-’83 (Mondadori Electa 2008), Italia Reloaded. Ripartire con la cultura (Il Mulino 2011, con Pier Luigi Sacco), Italia Revolution. Rinascere con la cultura (Bompiani 2013), Italia Evolution. Crescere con la cultura (Meltemi 2018), Tracce di identità dell’arte italiana. Opere dal patrimonio del Gruppo Unipol (Silvana Editoriale 2018) e il manuale Storie dell’arte contemporanea (Mondadori Education 2021). Dal 2004 al 2011 ha diretto le rubriche inteoria e essai su “Exibart”; dal 2011 cura la rubrica inpratica su “Artribune”. Collabora inoltre con “minimaetmoralia” e “che-Fare”. Dal 2017, insieme a Angela D’Urso, dirige La Chimera – Scuola d’arte contemporanea per bambini, TEX, ExFadda, San Vito dei Normanni (BR). Ha curato numerose mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati.

      Lorena Tadorni, curatore free-lance, è nata nel 1977 a Torino, dove vive e lavora. Ha conseguito la laurea in Storia dell’Arte all’Università di Torino e ha completato gli studi con un dottorato in Critica d’Arte presso l’Università di Macerata. Ha collaborato con curatori nazionali e stranieri e organizzato mostre in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero. Ha curato la sezione dei giovani artisti per il Dizionario degli artisti del 900, in preparazione per la casa editrice SKIRA, Milano, e la sezione dei musei di arte contemporanea per L’Italia dei Musei del Touring Club Italiano. Da sempre interessata alla rigenerazione urbana e alla dimensione educativa e partecipativa dell’arte, orienta sempre di più la sua attività verso progetti di audience development ed audience engagement, affinché l’arte diventi un linguaggio sempre più accessibile.

       

      Ginevra Pucci nasce a Ginevra (CH), dove ottiene il defle e il master en lettres presso l’Ecole de langue et de civilisation françaises (ELCF) – Faculté des Lettres Université de Genève -, vive in diverse città europee ricoprendo importanti incarichi di curatela e coordinamento di Eventi, Mostre e Fiere d’Arte tra le quali Il Barocco da Caravaggio a Vanvitelli presso Museo di Capodimonte, Certosa e Museo di S. Martino, Castel S. Elmo, Museo Duca di Martina, Museo Pignatelli e Palazzo Reale, Napoli; ROMA, the Road to Contemporary Art, Roma, MINT e Miart a Milano. Dal 2004 al 2007 si occupa del coordinamento delle mostre e dei convegni della Fondazione Volume! di Roma. Nel 2011 partecipa all’ideazione della Fiera dedicata all’arte giovane The Others. Nel 2013 insieme a Stefania Poddighe, fonda situazione costruita, industria creativa specializzata in Arts Management e Marketing Culturale con la quale nello stesso anno crea la fiera più contemporanea di arte antica e moderna: FLASHBACK, l’arte è tutta contemporanea.

      Fabrizio Bellomo (Bari, 1982), artista visivo, porta avanti la sua ricerca in modo ibrido e multidisciplinare. Suoi lavori sono stati esposti in Italia e all’estero in mostre personali e collettive, attraverso progetti pubblici, festival cinematografici e presentazioni. Ha collaborato con diversi Comuni e istituzioni per la realizzazione e per la progettazione di opere e operazioni d’arte pubblica e vinto numerosi premi fra cui, nel 2012, il Premio Celeste con il video “32 dicembre”.

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