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Le Mostre

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GALAVERNA

sculture di MASSIMO SACCHETTI

4 luglio 2024 – 10 novembre 2024

PAD. B/C - Ponte Peter

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Nell’arte di Massimo Sacchetti, la natura è l’origine e lo strumento che modella l’opera. Il legame con il territorio d’origine, Gressoney-Saint-Jean, costituisce la struttura portante delle sue galaverne. L’artista coglie nel trascorrere del tempo e nel mutare delle stagioni la materia e la suggestione, lo scalpello e la mano che plasmano le sculture. Proprio da qui scaturisce la Galaverna che dà il nome alla mostra: quel fenomeno atmosferico che si verifica quando, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, la temperatura inizia ad abbassarsi e dalla brina si creano dei veri e propri cristalli naturali, forme fugaci e fragili eppure straordinarie, frammenti di ghiaccio che si depositano sui rami, sull’erba, componendo una geografia naturale dalle tinte fiabesche, oniriche.

 

L’ispirazione dell’artista nasce da queste visioni e dalla volontà di immortalare un fenomeno che diversamente sarebbe solo effimero, incastonando su legno di larice l’allusione a questo spettacolo naturale. Le sculture sono infatti realizzate con lamine sottili di resina trasparente e graniglia di vetro di Murano.

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Frammenti di storie dell'Istituto per l'Infanzia della Provincia di Torino

Una vita migliore.

Frammenti di storie dell’Istituto per l’Infanzia della Provincia di Torino

a cura di Alessandro Bulgini

in collaborazione con la Città Metropolitana di Torino

mostra in divenire

PAD. B - terzo piano

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Il progetto presentato a Flashback Habitat in corso Giovanni Lanza 75 a Torino, il cui titolo è Una Vita migliore. Frammenti di Storie dell'Istituto per l'Infanzia della Provincia di Torino non è per me da considerarsi mostra bensì Opera e atto d'amore.  A. Bulgini

 

La mostra Una vita migliore. Frammenti di storie dell’Istituto Provinciale per l’Infanzia della Provincia di Torino vuole ridare voce a quella moltitudine di mondi che si sono intrecciati nelle sale della struttura, ex brefotrofio di Torino, attraverso scorci di storie di alcuni dei protagonisti che, in prima persona, hanno vissuto quel luogo come i bambini, ora adulti, le tate, i dipendenti della struttura. La mostra, curata dall’artista e direttore artistico di Flashback Habitat Alessandro Bulgini, vuole essere un’opera collettiva, un’opera corale dove si intrecciano storia, emozioni, arte e vita. Una mostra che narra storie intime e personali, ma incredibilmente universali perché legate a concetti che ci toccano da vicino come la nascita, la famiglia, l’identità, attraverso frammenti originali, raccolti grazie alla collaborazione di chi c’era all’epoca, documenti recuperati negli archivi storici della Provincia di Torino e testimonianze dirette. La mostra vuole essere un affresco complesso, umano, sociale e soprattutto artistico, che valorizza le vite di ognuno rendendole opera d’arte, nello spirito e nella poetica di Flashback Habitat.

 

La mostra si sviluppa in otto stanze al piano terzo del Padiglione B di corso Lanza. Ogni stanza vuole essere un micromondo dove immergersi ed entrare nelle storie raccontate. Narrazioni personali e universali allo stesso tempo, opere collettive che parlano di vita. Ogni stanza si compone di ritratti audio-video dei “nativi” che rispondono alla domanda “Mi racconti?” e lo fanno di profilo: posizione che suggerisce un rivolgersi fuori, altrove o forse verso un altro io. I ritratti parlanti vengono accompagnati da componenti risalenti ad una mostra fotografica sul luogo allestita alla chiusura del brefotrofio. Infine, ogni stanza si arricchisce di una mappa-racconto con stratificazioni di significati grazie a fotografie e documenti di archivi pubblici e privati.

 

L’IPI, inaugurato nel 1958 dal Presidente Gronchi, ospitò ogni anno circa trecento bambini e bambine in attesa di adozione, spesso partoriti in corso Lanza 75, e poi dati in adozione, in genere prima dei tre anni. Oggi molti di quei bambini, diventati adulti, frequentano il luogo e le attività di Flashback Habitat, riconoscendo in corso Lanza le proprie origini, la loro prima casa, arricchendo di storie e di emozioni la nuova vita del luogo stesso.

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Opere di artisti del territorio si integrano nell'Ecosistema.

Luce d'artista

Mater - Ex Istituto per l’Infanzia della Provincia di Torino

opera di Alessandro Bulgini

Insegna sagomata a lettere piane in alluminio verniciato, 
illuminazione flex led - 10mx2,78m

Tetto del Pad. C

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All’interno del progetto: Luci d’Artista, Costellazioni, nel 2023 è arrivata nella sede di Flashback Habitat l’opera di Alessandro Bulgini mater. Installata sul tetto della Palazzina C e visibile da Corso Vittorio Emanuele II fino alla stazione di Porta Nuova, l’opera è dedicata a coloro che sono nati più di quarant’anni fa nell’attuale sede di Flashback Habitat, ex brefotrofio della Provincia di Torino attivo fino agli anni Ottanta. La luce si staglia sul tetto della villa più antica e più alta dell’ex Istituto, diventando un faro nel buio.

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“Solitamente le opere sono dei doni, questa lo è ancor di più”

 

La storia di quest’opera parte dal momento in cui Alessandro Bulgini (artista e attuale direttore artistico di Flashback Habitat) è entrato nell’ex Istituto per l’Infanzia della Provincia di Torino in corso Giovanni Lanza 75, spazio affidato all’Associazione Flashback, in particolare nel momento in cui è venuto a conoscenza della sua storia. Una storia che nasce nel 1953 quando la Provincia decide di aprire l’Istituto per sopperire alle necessità determinate dalla grande immigrazione e dal gran numero di donne costrette a lasciare in affidamento i propri neonati. Questo spazio li accoglie per trent'anni poi, per il superamento di tale sistema, lo spazio viene chiuso. Venuto a conoscenza di questa storia, l’artista ha deciso di attivarsi nel riconoscere luogo di accoglienza a coloro che sono nati qui più di quarant'anni fa, dando loro uno spazio dove ritrovarsi. Fin dai primi contatti ha assunto il ruolo di guida all’interno delle quattro palazzine portandoli in ogni interstizio dell’articolato complesso e facendo ricalcare memoria e suggestioni a loro tanto care.
 

“Ripercorrendo gli spazi, alcuni di loro toccano le pareti alla ricerca della stratificazione pittorica che li ha visti presenti alla loro nascita. È per questo che, con lo scorrere del tempo, si è configurata in me l’idea che per assenza la madre era presente in questo luogo. Le mura diventano epidermide. È come se la madre avesse lasciato, nel poco tempo che è stata qui, la propria impronta. Per questo motivo semplice ma profondo ho pensato di dar loro una chiara indicazione che fosse visibile materialmente, un’opera che ridesse luce a un desiderio”.

Le parole di Alessandro Bulgini.
 

Opere di artisti del territorio si integrano nell'Ecosistema.

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Vivarium [der. dal lat. Vivo] nasce nel 2022, nel momento in cui Flashback entra negli spazi di corso Giovanna Lanza, un complesso abbandonato da dieci anni, dando vita a Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee.

La potente area verde di 9.000mq ospita Vivarium, un parco artistico in divenire, vivo e in costante metamorfosi. Nello spazio si inseriscono, per restare e mettere radici, le opere d’arte, che danno vita a una fusione armonica dove tutto ciò che si uniforma proviene dal dialogo tra l’artista e l’habitat. Nell’ambiente naturale composto da storia e persone, Flashback adotta le opere che gli artisti lasciano in affidamento all’ecosistema.

 

La prima opera ad inserirsi è stata Roots pipeline (2022) di Francesca Casale, un’installazione olfattiva site specific di 60 metri di pipeline, un simbolo di metamorfosi delle radici che nutrono il luogo e creano una profonda storia territoriale, mentre l’odore di borotalco ci riporta agli originali spazi, quelli del brefotrofio della Provincia di Torino. Francesca Casale è un artista, erborista di formazione e specializzata in olfactory art. La sua ricerca artistica si concentra tra la relazione del visibile e l’invisibile. Per lei, il reale ha solitamente un odore e ricrearlo altro non è che ricercarlo nell’inconscio.

 

Ad Aprile del 2023 si aggiunge anche Sedie nello spazio (1995) di Fabio Cascardi, installazione in acciaio e vernice antirombo. Per questa scultura l’artista sceglie di dare nuova vita a materiali di scarto o di recupero, sedie riadattate e prolungate in altezza, assumono inedite valenze quasi surreali, capaci di trasmettere messaggi e significati del tutto inediti.

Fabio Cascardi ha frequentato i corsi di Scenografia e Scultura all’Accademia Albertina di Torino e già nel periodo accademico adotta parametri di ricerca e di sperimentazione dei materiali plastici, incluso il poliuretano espanso che gli ha permesso di condividere e maturare una lunga collaborazione con l’artista e maestro Piero Gilardi.

 

A settembre arriva anche Mushroom Forest (2023) con l’artista Michel Vecchi, che utilizzando legni e tronchi recuperati nel parco, dà vita a colorati funghi di sorpresa, magia e curiosità. Non c’è bosco senza profumo di funghi, non c’è bosco che non trasmetta il senso di crescita e protezione. Gli alberi e i funghi come fratelli e compagni di vita si nutrono e si prendono cura vicendevolmente. Ogni pianta ha una storia e un’anima impressa nel legno. Ogni fungo di Michel ha un potere speciale, nel gambo e sotto, alla base, gira una spirale di rame e alluminio che trasmette e conduce questo potere alle persone e ai luoghi in cui viene posizionato.

Michel Vecchi è un artista valdostano che vive e lavora a Ibiza.

 

Infine Luisa Raffaelli ha realizzato Tout se tient (2023), anche in questo caso utilizzando materiali e strutture abbandonate nel complesso, nello specifico un imbragatura di sostegno a una zona terrazzata del parco. La protezione, anche metaforica, è composta da tubi innocenti che restituiscono un senso di cura, protezione e sicurezza tramite la loro colorazione in oro a sottolineare l’importanza della loro funzione protettiva. Il tutto è messo in contrasto con l’accesso a quel punto che appare invece come una gabbia intricata, mentre una lunga canna di bambù dipinta d'azzurro sembra trasportare l'acqua per dissetare la terra. Questo contrasto nasce dalla lettura di Raffaelli sull’esperienza del brefotrofio, in cui accoglienza, chiusura, protezione, solitudine si alternavano secondo la lettura dell’artista.

 

Luisa Raffaelli è un'artista e architetto torinese che opera con la fotografia, il disegno e i video, spesso incrociati in una dimensione installativa. Ha lavorato con diverse gallerie italiane esponendo in spazi pubblici e privati.

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